Reflusso Gastroesofageo: sintomi, cause infiammatorie e terapia

Aggiornato il 7/10/2024

Bruciore dietro lo sterno, pesantezza allo stomaco o rigurgito in bocca possono indicare la presenza di una condizione chiamata Malattia da Reflusso Gastroesofageo (o MRGE). Questo disturbo è tutt’altro che raro e colpisce circa il 15% della popolazione nei paesi industrializzati.

Sintomi del reflusso

I sintomi includono pirosi retrosternale (bruciore al centro del petto) e rigurgito, sia acido che non. Altri sintomi comuni sono dolore toracico e difficoltà a deglutire. Sintomi “extraesofagei” come tosse cronica, erosione dentale, asma e laringite possono anche manifestarsi.

L’uso prolungato di farmaci inibitori di pompa protonica, spesso prescritti come terapia classica, può non risolvere la causa del reflusso e comportare effetti collaterali sulla digestione, limitando l’assorbimento di sostanze utili.

Per affrontare il reflusso gastroesofageo GEK Lab suggerisce di effettuare un Test PerMè

Cause generali del reflusso gastroesofageo

Le cause generali del reflusso gastroesofageo non sono sepre note, anche se in alcuni casi si osserva, tramite endoscopia, infiammazione dell’esofago. In ogni caso la risalita di materiale gastrico nell’esofago, a causa del pH acido e della bile, può causare danni significativi alle cellule dell’esofago stesso, con conseguenze anche gravi per la salute.

L’uso prolungato di farmaci inibitori di pompa protonica, spesso prescritti come terapia classica, può non risolvere la causa del reflusso e comportare effetti collaterali sulla digestione, limitando l’assorbimento di sostanze utili. Le proteine che, ad esempio, si digeriscono grazie all’azione della acidità gastrica, vengono assorbite con difficoltà e questo facilita di conseguenza, in chi prende protettori gastrici, l’assorbimento prevalente di carboidrati.

Reflusso da ernia iatale

L’ernia iatale è una condizione parafisiologica molto comune, e spesso non rappresenta un vero problema di salute. Si verifica quando una parte del tratto digerente, in particolare lo stomaco, scivola attraverso l’apertura del diaframma che collega la cavità toracica a quella addominale.

Questa condizione può compromettere l’efficacia della valvola che separa l’esofago dallo stomaco, facilitando così l’insorgenza di sintomi fastidiosi come il reflusso. Tuttavia, l’ernia iatale è generalmente asintomatica, a meno che non sia presente un’infiammazione concomitante dello stomaco o dell’esofago. Intervenire sull’ infiammazione da cibo attraverso una corretta dieta di rotazione settimanale è il modo migliore per riportare la situazione sotto controllo.

Cause psicosomatiche

Studi scientifici dimostrano una forte correlazione tra sintomi di ansia o depressione e lo sviluppo di reflusso gastroesofageo. La depressione aumenta il rischio di sviluppare la condizione di 1,7 volte, mentre l’ansia lo incrementa addirittura di 3,2.

Questo conferma l’importanza, per chi ne è affetto, di considerare terapie naturali e di apportare cambiamenti significativi nello stile di vita e nell’alimentazione, anziché fare un uso eccessivo di farmaci con potenziali effetti collaterali.

Esofagite eosinofila

L’esofagite eosinofila è una malattia cronica dell’esofago, originata da una risposta immunitaria infiammatoria, indotta anche da allergeni alimentari. Pur manifestandosi con sintomi simili al reflusso gastroesofageo, le sue radici e cause sono completamente distinte. È infatti provocata da un’infiammazione in cui gli eosinofili, un particolare tipo di globuli bianchi, giocano un ruolo predominante. La loro concentrazione aumenta spesso in presenza di disturbi intestinali come parassitosi o infiammazioni causate da alimenti, finendo per originare una condizione cronica con sintomi identici alla MRGE, che necessita però di trattamenti completamente diversi.

Approccio Terapeutico

Il primo passo nel trattamento del reflusso gastroesofageo dovrebbe sempre essere un cambiamento delle abitudini alimentari e dello stile di vita. Il sovrappeso, l’obesità e una dieta squilibrata sono infatti spesso associati al reflusso. 

Masticare lentamente e senza fretta è sicuramente il primo consiglio nutrizionale: quando arrivano nello stomaco pezzi di cibo non masticati a sufficienza si innescano infatti delle risposte immunologiche che facilitano la comparsa di infiammazione dovuta al cibo. 

Limitare il consumo di chewing-gum, optare per una cena leggera e assumere carota e cavolo fresco, che hanno un’azione lenitiva e cicatrizzante sulle mucose di stomaco ed esofago, sono semplici consigli che possono avere un effetto positivo sul reflusso.

Tuttavia, per i casi persistenti serve tuttavia un approccio più strategico, volto a ridurre l’infiammazione causata da alimenti e zuccheri

Questo può essere fatto eseguendo un test Per Mè, in modo da valutare se vi siano alimenti nei confronti dei quali il nostro organismo ha sviluppato un infiammazione specifica. Il referto associato al test conterrà consigli utili a impostare un regime alimentare personalizzato per ridurre tale infiammazione e, con essa, i sintomi, anche nel caso di reflusso da ernia iatale.

L’approccio si rivela valido, nella pratica clinica, anche per la esofagite eosinofila. Le ricerche più recenti hanno documentato che il trattamento della esofagite eosinofila è soprattutto dietologico nutrizionale e che la scelta degli alimenti da mettere a dieta (di rotazione e mai di esclusione) dipende da caratteristiche individuali. Anche in questo caso la dieta può essere definita solo dopo aver stabilito il profilo alimentare individuale e misurato il livello di infiammazione da cibo nell’organismo.

Conclusione

I sintomi del reflusso gastroesofageo possono presentarsi in diverse forme e a volte possono coprire condizioni più serie. Pertanto, è sempre essenziale consultare un medico. Modifiche nell’alimentazione e nello stile di vita, insieme a una gestione attenta, possono portare a una risoluzione completa dei sintomi.

A cura della Redazione Scientifica GEK Lab

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